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I modelli su misura sono confezioni
speciali secondo la direttiva europea
CEE 93/42 e non riportano quindi il
marchio CE. Essi soddisfano i requisiti
dall'allegato I della linea guida
sull'elastocompressione.
Non esistono criteri specifici per
l'eliminazione delle calze terapeutiche a
compressione.
Indicazioni
• varicosi primarie e secondarie
• varici e edemi in gravidanza
• insufficienza venosa profonda
• tromboflebiti (superficiali)
• e anche Pregresse flebiti guarite
• nella profilassi antitrombotica e nelle
trombosi pregresse
• sindrome post-trombotica
• insufficienza venosa cronica,
stadio I-III di Widmer
• edemi post-operatori e
post-traumatici
• linfedema e lipoedema
• edemi ciclici idiopatici
• angiodisplasia
• a sostegno della terapia sclerosante,
dopo interventi di flebochirurgia
• situazioni di stasi circolatoria
conseguenti a immobilità (sindrome
da stasi su base artrosica, paresi ed
emiparesi delle estremità)
• nella profilassi dei disturbi venosi.
La classe di compressione della calza va
stabilita dal medico. Per garantire il
buon esito della terapia, si consiglia di
sottoporsi a regolari controlli medici.
Controindicazioni:
Secondo le direttive della Società
Tedesca di Flebologia (Deutsche
Gesellschaft für Phlebo logie), si deve
distinguere in:
Controindicazioni assolute:
• arteriopatia ostruttiva periferica in stato
avanzato
• insufficienza cardiaca scompensata
• flebiti settiche
• Phlegmasia cerulea dolens
Una condizione che impedisce in ogni caso di
portare la calza compressiva, nonostante la
corrispondente indicazione (es. insufficienza
venosa cronica ecc.).
Controindicazioni relative:
• dermatosi umide,
• intolleranza al materiale delle calze
compressive
• disturbi della sensibilità degli arti
• neuropatie periferiche in stato avanzato (es.
da diabete mellito)
• poliartrite cronica primaria
In caso di una delle suddette controindicazioni,
il medico valuterà se prescrivere o meno la calza
compressiva (in presenza della corrispondente
indicazione, quale ad esempio insufficienza
venosa cronica ecc.), mettendo a confronto il
possibile rischio con il beneficio terapeutico
del dispositivo medico.